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venerdì 26 ottobre 2007

PROGRAMMI DI (D)ISTRUZIONE MINISTERIALI

Nei giorni scorsi c'era stata una polemica dei ragazzi delle superiori per le riforme del ministro Fioroni; se ho ben capito ha introdotto corsi di recupero durante l'anno scolastico per gli studenti che non ottengono la sufficienza e deciso di rimandare a Settembre chi non è sufficiente in una materia. Forse sono d'accordo ma non è questo il punto.
Partiamo dall'inizio: spesso, nei programmi di governo, si tralascia l'importanza della scuola. In pratica la scuola dovrebbe essere l'anima di una cultura, mentre per me (forse più per colpa mia di per come era organizzata) è stata un luogo dove ero obbligato ad andare controvoglia, dove mi insegnavano cose spesso fuori dal mondo, dove le preoccupazioni dei primi anni erano più spesso rivolte ad essere ben visto dalle ragazzine e dagli altri e non passare per sfigato col rischio di prendere le botte.
Io non sarò stato un alunno troppo diligente, ma mi pare chiaro che la funzione principale della scuola di oggigiorno è omologare ed uniformare. Non nascondiamoci dietro ad un dito: a scuola ti ci mettono prima di tutto così impari a stare seduto tutta la mattina senza rompere le scatole, impari la disciplina ed a sottometterti alle autorità, impari a stare con i tuoi coetanei e lontano dai genitori che magari devono lavorare, impari ad entrare in contatto con le questioni di vestirsi in modo decente, di curare l'igiene personale, di capire che al mondo non ci sei solo tu.
Questo punto è oramai fuori discussione, ricordo che alle medie alcuni professori si lasciavano scappar detto che ormai si bocciava solo per comportamento e che anche nel caso di un alunno proprio idiota bastava dargli la maestra di sostegno e veniva promosso.
Non per niente si parla di obbligo d'istruzione più che di diritto.
Qualcuno potrebbe obbiettare che la cultura è fondamentale, che è per il bene futuro degli studenti e che alcune famiglie potrebbero nuocere al figlio impedendogli di andare a scuola.
Posso capire. A questo punto però, mi chiedo se non sarebbe meglio investire molti più soldi sulla scuola (ciò potrebbe portare anche più lavoro e fare girare più l'economia) e fare sì che non sia concepita come luogo d'istruzione dove stai con la testa davanti ad un computer o davanti ad un libro e basta, ma come una vera e propria scuola di vita, dove per quelle quattro o cinque ore non sei costretto ad imparare così tante cose teoriche ma piuttosto ad autodisciplinarti e capire come gira il mondo.
L'abitudine stupida di molti professori (che andrebbero più selezionati e molto più pagati) è quella di sobbarcare di lavoro, così l'alunno si sente sempre un po' incapace e può essere sempre ripreso perché non è abbastanza preparato, questo è osceno, è meglio darne meno e impuntarsi di più sulla disciplina.
Se proprio vedi che qualcuno ha sete di conoscenza, limitati ad esercizi facoltativi.
Io porca miseria sfogliando un mio libro di quinta elementare posso trovare la fusione nucleare spiegata abbastanza nei dettagli o addirittura la citosina e la timina del DNA, se dovessi dire tutte le cose che sono sul mio libro di storia delle medie non le saprei assolutamente neanche adesso, anzi probabilmente i "secchioni" (che in tutti i miei anni di scuola fatta eccezione per l'università, erano sempre donne) non ne saprebbero di più, perché se le imparavano a memoria, senza averne un reale interesse.
Non sarebbe più sensato lasciare alzare più spesso la testa dai libri, con iniziative premianti e utili alla formazione della persona? Non è il caso di incrementare la disciplina ed allo stesso tempo iniziare a pensare a visite alle fattorie didattiche, a passeggiate organizzate per i centri storici o a maggiori visite alle aziende di produzione?

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